Le colpe della peste di Giustiniano… o forse non fu tutta colpa della peste.                                                                                                           

Non sappiamo con certezza quando la peste sia comparsa nella storia. Se ne hanno tracce nel bacino mediterraneo molto prima della romanità. Se ne ha menzione nell’Iliade, durante l’assedio di Troia, così come in Mesopotamia e in Persia. Comparve in maniera devastante nella penisola italica nel VI sesto sec. dopo Cristo.  

La peste di Giustiniano, così denominata perché manifestatasi nel VI secolo, durante il suo regno (527-565 d.c.), è stata sempre ritenuta la causa del crollo della civiltà urbana del secolo. Ma forse le cose non andarono proprio così.  Responsabile della peste fu lo Yersinia pestis, che colpì poi l’Europa del Trecento (la peste nera).  I primi contagi si ebbero dei territori occidentali dell’Egitto. Il  porto di Pelusio, sulla foce orientale del delta del Nilo, fu scosso dalla terribile  notizia che era arrivata la peste. Poi il morbo si propagò verso Alessandria. Viaggiò su navi mercantili e con le carovane. Infuriò nelle città portuali e nei centri commerciali, dove la gente si accalcava in condizioni igieniche poco favorevoli e si diffuse favorito dalla  abbondanza di ratti in città e nell’area portuale, a loro volta contagiati da ratti infetti giunti con le imbarcazioni. Ben presto l’epidemia, raggiunta la Siria e la Palestina, arrivò a Costantinopoli, dove colpì senza tregua per quattro mesi tra il 541 e il 542 d.c.. Procopio di Cesarea, storico bizantino e testimone oculare dell’epidemia racconta che la peste decimò metà della popolazione che in quegli anni contava circa un milione di abitanti. Un altro testimone, Giovanni da Efeso, parla di sedici mila morti al giorno nella sola Costantinopoli. La vita pubblica si bloccò quasi ovunque, i commerci si fermarono, la gente non uscì di casa per paura del contagio. Le campagne furono abbandonate e i raccolti andarono perduti. Dopo la malattia per molti ci fu la fame. La peste influenzò la guerra greco-gotica, il peggior conflitto che abbai mai funestato la penisola italiana. (535-553d.c.). Diede agli Ostrogoti la possibilità di rafforzarsi durante la crisi degli avversari. Fu così che la parte orientale dell’Impero romano (divenuto bizantino) entrò nella crisi più profonda: politica, economica, civile e soprattutto demografica. Giustiniano, ultimo imperatore d’Oriente d’educazione latina e straordinario statista e stratega militare, seguendo il romantico sogno di reclamare i territori perduti ad Occidente meno di un secolo prima per mano dei barbari, aveva impegnato l’apparato statale ed erariale nelle Guerre Gotiche in Italia contro gli Ostrogoti e i Vandali in Nord Africa. Il suo buongoverno della città sembra totalmente inefficace nel contrastare l’imminente catastrofe. Procopio di Cesarea, trovatosi in città durante i primissimi tragici istanti di psicosi collettivi, cercò di tramandare ai posteri un quadro preciso ed analitico dei sintomi della malattia e degli eventi tumultuosi che scaturirono dal caos urbano. Spiegò con dovizia di particolari come gli appestati tormentati da un certo tipo di bubboni, che crescevano e maturavano rapidamente per poi sgonfiarsi improvvisamente, avessero molte più probabilità di sopravvivere rispetto a coloro che venivano colpiti da bubboni colmi di liquido purulento e duraturo, che intirizziva gli arti e il più delle volte paralizzava gli ammalati. Gli stessi presentavano inoltre instabilità mentale, stordimento, allucinazioni ed aumento della temperatura corporea, dissenteria, piccole emorragie cutanee puntiformi, dolori articolari. Stimò tra i cinquemila e le diecimila unità i decessi quotidiani. I medici non avevano alcuna idea di come la malattia si diffondesse e neanche di come curarla. I rimedi si riducevano a bagni caldi, per cercare di fare uscire dal corpo dei malati gli “umori” considerati “cattivi”. L’imperatore requisì tombe private per trasformarle in fosse comuni. Quando lo spazio finiva, si riempirono le torri delle fortificazioni di Sycae sigillandole ricostruendo i tetti. Si arrivò lanciare i corpi in acqua dai moli. Giustiniano stesso si ammalò all’arrivo dell’estate rischiando di morire. L’imperatrice Teodora, approfittò del vuoto di potere allontanando i generali Buze e Belisario, decapitando l’eventuale completa riconquista dei territori ad Occidente, gloriosa utopia di Giustiniano. Le conseguenze della peste si fecero sentire a livello politico, economico e demografico dell’intero bacino mediterraneo. Costantinopoli aveva perso il 40% della sua popolazione, quasi trecentomila persone. In tutto l’Impero avevano perso la vita tra venticinque e i cinquanta milioni di persone. L’inflazione durò decenni e vide una società civile spaccata da atti vandalici e tensioni religiose. Procopio ci racconta che il Comes Sacrarum Largitionum riducesse le dimensioni della moneta aurea così come per il follis, moneta bronzea.

Giovanni, vescovo di Efeso, racconta della paura di morire e sulla conseguente isteria generalizzata. Nella sua città natale, Amida in Siria, racconta che:

…gli abitanti attraversavano le strade defecando come galline o abbaiando come i cani; i bambini gironzolavano tra le tombe urlando e mordendosi tra di loro, emettendo gemiti simili al suono di trombe, e non ricordando la strada per casa, come se poi ci fosse qualcuno ad aspettarli. I più disperati invocavano gli Apostoli, convinti che coloro potessero salvarli, per poi rifugiarsi nelle chiese e morire, esausti, per la malattia.   

Si  può sostenere che nell’affermazione dell’Islam ebbero un ruolo fondamentale la lunga guerra tra Persiani e Romani (conclusa con la battaglia di Ninive nel 627) e la distruzione portata dalla Peste.